Forse perché sono della Vergine, la cui raffigurazione è una fanciulla china su una spiga, uno dei temi che più mi appassiona dell’astrologia è la parabola del grano e come questa riverberi le caratteristiche dei segni dello zodiaco, seguendo fedelmente l’arco delle stagioni.
E quindi ecco con il solstizio di primavera avviarsi la bella stagione e insieme il cerchio zodiacale. Ecco la forza esplosiva dell’Ariete che buca la zolla per cercare la luce. Come l’Ariete, il grano è imprudente ma deve agire. Non sa cosa troverà al di fuori della terra eppure lui caccia fuori la sua gemma, pervaso da un’irreprimibile spinta vitale.
Spuntato fuori, il seme cresce. Si nutre, si gode il sole, si prende la pioggia e il vento, i sali minerali e la terra. Tutto quello che c’è a disposizione, lo fa suo. La zolla diventa la sua casa. Si consolida e cresce, lento e naturale. Proprio come il Toro, secondo passo del grano e dello zodiaco.
La primavera vira verso l’estate e il grano è ormai una giovane spiga. Flirta con il sole, amoreggia col vento, fiorisce, si lascia portare di qua e di là. È Gemelli, è ragazzo, è vitale e fresco. Ancora un poco fragile ma così vivo, così ricettivo verso ciò che gli giunge dal mondo esterno.
Con il passo successivo, il grano si lascia fecondare, i fiori si fanno chicchi e la spiga matura il suo prezioso frutto, il figlio grano. Siamo nella costellazione del Cancro, segno in completa affinità con la fecondazione e la riproduzione. È tempo di calore e riposo, sta per arrivare il momento di maggiore luce dell’anno.
Ed eccolo il grano al culmine della sua bellezza. Ecco il grano-Leone gonfio di sole e di potenza all’acme della sua vita naturale. Non ci sarà mai punto della parabola del grano in cui il grano sarà più ricco e più maturo. Mai punto nel cerchio zodiacale in cui la forza dell’Io sarà più luminosa.
Ma di nuovo la stagione sta per cambiare, l’estate vira verso la sua fine, le brezze dell’autunno sono all’orizzonte ed è già tempo di pensare al domani. Arriva il lavoro della Vergine, a sgranare le pannocchie. Il grano deve essere raccolto, custodito per l’inverno. Si chiude il primo emiciclo, in cui il grano cresceva e si evolveva soltanto grazie alla natura e alla sua forza interiore, e arriva l’uomo a dare il suo contributo decisivo alla vita del grano. Con la Vergine, arrivano il lavoro, la fatica e la responsabilità.
Al passo successivo del destino del grano ci pensa la Bilancia, che si incarica della selezione e dell’organizzazione dei semi, della loro classificazione e conservazione. Con il suo occhio attento la Bilancia giudica e decide, sceglie cosa merita o cosa no, salva i più forti, i più gonfi, i più bei semi del raccolto, attingendo alla grande capacità critica e alla vocazione estetica del segno.
Ora è il momento di seminare per l’anno nuovo, è il momento di seppellire il seme. È il momento dello Scorpione, che deve sopportare la dura prova di essere sepolto nel terreno freddo, senza luce e senza certezze, con la sola promessa di una rinascita futura. Fuori, l’equinozio d’autunno e il buio che sfida il Sole. Il seme è solo ma ha un mondo intero dentro di sé. Sopravvivere e cambiare. Resistere e rinascere.
Quando troverà la fiducia di tirare fuori le sue radici, sarà già il tempo del Sagittario, tempo di esplorare lo spazio intorno a sé, espandendosi nel terreno a caccia di nutrienti. Ora il grano è ottimista, si avventura, sicuro di incontrare nella sua diramazione ciò che serve al suo sviluppo.
Ma l’inverno è lungo, la terra fredda, il sole lontano. Il grano aspetta, sopporta, prepara la prossima mossa. Occorre la straordinaria tenacia del Capricorno, che resiste al gelo e custodisce la vita dentro per crescere anche senza luce, sotto la neve, imparando dal buio tutto ciò che serve per andare avanti.
Con l’Acquario il grano riprende l’esplorazione dello spazio intorno a sè, espande ancora oltre le sue radici, traendo dalle diverse sostanze del terreno i nutrimenti per cambiare ed evolvere verso il nuovo passo, in linea con l’eclettismo del segno e la sua tendenza a cogliere e fare suoi gli stimoli più eterogenei.
La stagione sta per cambiare di nuovo. Con l’avvicinarsi della primavera, il grano è di nuovo sul limitare di una trasformazione. Sulla soglia di questo nuovo passaggio, troviamo i Pesci, che raccolgono tutto quello che il grano ha imparato dal buio per passare a un nuovo livello evolutivo. Segno empatico per eccellenza, i Pesci intuiscono la primavera, immaginano un’altra realtà, sentono che un altro mondo è possibile per il seme, sentono che si può ricominciare.
Dall’Ariete, ancora, che buca la zolla con tutta la sua forza…
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